Ettore
(gr. Héctor; lat. Hector)

Mito

Il più celebre eroe troiano, figlio maggiore di Priamo e di Ecuba, marito di Andromaca e padre di Scamandrio (detto anche dai troiani, in suo onore, Astianatte, «signore della città» [cfr. ástu e ánax]). Fonte primaria per la figura leggendaria di Ettore è l’Iliade. Il suo nome significa «colui che resiste» e infatti, grazie a Ettore e al suo valore, Troia resistette per dieci anni all’attacco greco. Numerose le imprese che gli vengono attribuite: sconfisse e uccise Protesilào (il primo degli Achei a cadere), lottò contro Diomede e Aiace (la sfida durerà molte ore e alla fine, al calar della notte gli eroi smetteranno di combattere e si scambieranno doni), appiccò il fuoco alle navi greche e infine diede la morte a Patroclo, sceso in battaglia con le armi di Achille. La sua fine avverrà per mano di Achille, rientrato in combattimento per vendicare l’amico. Del suo corpo l’eroe greco fa scempio, incurante delle suppliche del guerriero troiano, in punto di morte, di consegnare il suo corpo ai familiari per i riti funebri. Achille gli trafigge i calcagni, lega il corpo al suo cocchio e lo trascina nella polvere. Solo dopo dodici giorni restituirà il cadavere a Priamo, condotto da Ermes, per volontà di Zeus, alla sua tenda. I troiani piangeranno Ettore per undici giorni: proprio con i riti funebri e con il sontuoso banchetto in suo onore si conclude l’Iliade.

Arte, letteratura e musica
Il duello tra Ettore e Achille si trova raffigurato su ceramiche del V secolo a.C., su urne e vasi etruschi, in pitture e sarcofagi romani. Nella letteratura medioevale Ettore assumerà i tratti del cavaliere idealizzato; un’eco dei medievali Troy Romances e di Ettore come cavaliere si ritrova nel ciclo poetico Scenes from the fall of Troy (1858) del preraffaellita W. Morris. Nel 1953 Ettore appare anche nel pezzo teatrale La guerre de Troie n’aura pas lieu («La guerra di Troia non avrà luogo») di J. Giraudoux, in contrapposizione a Odisseo: l’uno incarnazione di una vita ingenua e onesta, l’altro di una tortuosa e poco limpida. Il commovente addio di Ettore e Andromaca è cantato anche in una ballata di F. von Schiller (1780).

Nell’iconografia medioevale Ettore gode di una certa fortuna, mentre un ruolo meno rilevante gli attribuiscono la letteratura e l’arte figurativa moderne, fino al XVIII secolo. A partire da questo periodo, tuttavia, con il crescente interesse per l’Iliade, Ettore è oggetto di rinnovata attenzione e di frequenti rappresentazioni (cfr. per esempio i dipinti di P.P. Rubens, G.A. Pellegrini, A. J.-M. Vien Kauffmann, J.-L. David; G. De Chirico, A. Warhol). Un ritratto di Ettore in marmo fu scolpito da A. Canova e B. Thorvaldsen. Qualche presenza anche nella musica (un ciclo di Lieder fu dedicato alla figura di Ettore da A.M. Lauber con la sua Hektor-Trilogie del 1963) e nella danza (nel balletto Abraxas di W. Egk [1948] tratto dal Doktor Faust di H. Heine [1847]; in un balletto di P. von Winter e nell’opera su Priamo di M. Tippett del 1962).

[Elena Esposito]