Troia
(gr. Tróia, lat. Troia)

Origini mitiche
Città principale della Troade, oggetto di un assedio decennale da parte degli Achei, secondo la tradizione che ispira l’Iliade, l’Odissea e gran parte del Ciclo omerico. Il nome Troia era spiegato dagli antichi a partire dal nome di Tros, figlio di Erittonio e della ninfa Antìoche (a sua volta figlia del dio-fiume Simoenta) e marito della ninfa Callìroe (figlia dell’altro grande fiume della Troade, lo Scamandro). Dal matrimonio nacque Ilo, eponimo della rocca di Troia, Ilio (che spesso, per metonimia, designa l’intera città o addirittura l’intera regione: da tale nome per esempio deriva evidentemente il titolo Iliade); tra i figli di Tros erano inoltre rubricati Assàraco (il padre di Anchise e nonno di Enea) e Ganimède (il fanciullo rapito da Zeus e assurto al rango di coppiere degli dèi).

La linea genealogica dei primi sovrani di Troia era dunque la seguente: Dàrdano (da cui il nome di Dardànidi per tutta la dinastia regale troiana e di Dàrdani per una popolazione della Troade) – Erittonio – Tros – Ilo – Laomedonte – Priamo. Secondo l’Iliade (XX 215 ss.) il capostipite della dinastia troiana, Dardano, era figlio di Zeus e di una non meglio precisata mortale (fonti successive attribuiranno invece la maternità a Elettra, figlia di Atlante); egli giunse nella Troade da Samotracia o dall’Arcadia – le fonti non sono unanimi su questo punto – o addirittura da Creta o dall’Italia, e qui fu accolto dal re della popolazione dei Teucri, Teucro, che gli avrebbe in séguito concesso la mano della figlia Batièa (o Arisbe secondo alcune fonti). Alla morte di Teucro Dardano ne ereditò il regno, fondando alle pendici del monte Ida la città di Dardania. Ben poco tramandano le fonti sul conto di Erittonio (da non confondere con l’omonimo re di Atene), che tuttavia già l’Iliade definiva «l’uomo più ricco fra tutti i mortali». Spetta a suo figlio Tros, come si è visto, attribuire il nome «Troia» a tutta la regione, mentre fu successivamente Ilo a fondare la città: vincitore di un agone atletico presso il re della limitrofa Frigia, ne ricevette in dono una giovenca e la rivelazione di un antico oracolo che ordinava di fondare una nuova città laddove la giovenca si fosse finalmente coricata. Individuato il fatidico luogo, Ilo chiese a Zeus una definitiva ratifica della scelta: dal cielo cadde allora il cosiddetto Palladio, l’immagine di Pallade Atena che fu da allora l’oggetto simbolo di Ilio/Troia (e che venne sottratta da Odisseo durante una sortita nella città). Il re Laomedonte avrebbe in séguito garantito a Troia imponenti opere di fortificazione muraria, la cui costruzione fu affidata nientemeno che a Poseidone e ad Apollo: ma il re ingannò gli dèi e si rifiutò di pagare loro il compenso pattuito; quindi, per liberarsi del mostro marino che Poseidone aveva inviato contro la città, assoldò Eracle – che uccise la fiera – ma anche a lui rifiutò di pagare quanto promesso. Allora l’eroe, alleatosi con Telamòne, condusse contro la città quella che la tradizione considerava la prima guerra di Troia: Laomedonte fu sconfitto e ucciso insieme a tutti i suoi figli, con la sola eccezione di Priamo e di sua sorella Esìone, che fu data in moglie a Telamone (ne nacque Teucro, fratellastro di Aiace).

Caratteristiche di Troia omerica
Le vicende che portarono allo scontro fra gli Achei e i Troiani sono legate, secondo la tradizione raccolta da Omero e dai poemi del Ciclo, al rapimento della spartana Elena (che analoga sorte aveva già subito per mano di Teseo) da parte del troiano Paride/Alessandro, figlio di Priamo e di Ecuba; la tradizione successiva, posteriore alle guerre persiane e all’elaborazione di una marcata antitesi ideologica Greci-Barbari, vedrà nella guerra degli Achei contro i Troiani il primo scontro fra Occidente e Oriente. Ciononostante, i Troiani rappresentati da Omero in poco o in nulla differiscono, per usi e per cultura, dagli Achei guidati da Agamennone. La stessa Troia è rappresentata in parte come una città micenea, in parte come una polis tipica dell’alto arcaismo greco. Essa appare internamente differenziata in un ásty (una rocca fortificata ed estesa su una altura naturale: Virgilio la chiamerà, in latino, arx) e in una polis vera e propria, ed è probabile che così si spieghi la doppia nominazione di Ilios e Troia (benché il nome in séguito più impiegato per la ‘rocca’ vera e propria sia Pérgamos, lat. Pergama). Nella città Omero localizza, pur senza fornire indicazioni precise, maestosi palazzi di tipo miceneo (centrale quello di Priamo), templi (in particolare quello di Atena), abitati assai estesi, strade, porte: ma sarà in Virgilio che, sulla base delle indicazioni omeriche e di descrizioni urbanistiche probabilmente risalenti a poemi perduti del Ciclo, Troia acquisisce una fisionomia più definita e tali dettagli tendono a coordinarsi in una visione coerente della città, che pure deve molto alla fisionomia della Roma contemporanea al poeta. Un tratto su cui tutte le testimonianze concordano è l’ubicazione di Troia su una collina di modesta altitudine, alle falde dell’Ida, circondata dal corso di ben otto fiumi (Reso, Eptaporo, Careso, Rodio, Granìco, Esepo, Scamandro, Simoenta), al centro di una fertile pianura e molto vicina al mare.

Troia nella storia
È assodato che nel corso dell’arcaismo la regione della Troade fu popolata da stirpi elleniche di dialetto eolico, gravitando nell’influenza della dodecapoli eolica che comprendeva l’isola di Lesbo e le città della costa prospiciente. Nei pressi della regione si stanziarono, nel corso del VI secolo a.C., gli Ateniesi che occuparono il promontorio Sigèo. Nel periodo della prima Lega Delio-Attica (477-403 a.C.) Troia appare fra i tributari di Atene. In séguito al crollo dell’impero ateniese, la città cadde momentaneamente sotto il controllo dell’impero persiano, per essere quindi liberata nel 399 a.C. da una spedizione spartana e tornare successivamente, nel corso del IV secolo a.C., fra le città anatoliche controllate da Atene. Durante il regno di Filippo II Troia fu saldamente legata alla Macedonia: vi si ferma Alessandro Magno all’inizio della sua spedizione in Asia, ma è evidente che in questo periodo la città deve essersi ridotta a un centro abitato assai modesto e demograficamente povero. La rinascita di Troia non si avrà che con il III secolo a.C., quando Lisìmaco, re di Tracia, avvierà una ristrutturazione strategica e urbanistica di tutta la regione. Legata in séguito alla dinastia dei Seleucidi, Troia ebbe rapporti variabili con i Romani, rischiando a più riprese una radicale distruzione. Solo a partire da Silla (nell’85 a.C.) e quindi con Cesare e i discendenti della dinastia Giulia – che notoriamente faceva derivare da Troia, tramite Enea e secondo il mito codificato da Virgilio, le proprie origini – la città conobbe un lungo periodo di relativa prosperità e di notevole prestigio. Della sua importanza – se non altro simbolica – rimangono testimonianze consistenti almeno sino al tempo dell’imperatore Giuliano (361-363 d.C.).

Troia e l’archeologia
La progressiva chiarificazione della più antica storia di Troia si lega al nome dell’archeologo tedesco H. Schliemann, che mai mise in dubbio la natura sostanzialmente storica delle indicazioni fornite da Omero, e che nella regione della Troade compì fondamentali campagne di scavo nei periodi 1871-1873 e 1878-1882. La Troia omerica fu localizzata sulla collina di Hissarlik (una identificazione che ancor oggi si ritiene sostanzialmente valida) e fra i diversi strati di urbanizzazione rivelati dagli scavi Schliemann diede la preferenza al secondo (il calcolo si intende sempre a cominciare dal basso): in realtà, la cosiddetta Troia II risultò in séguito molto più antica della Troia omerica (essa risale al III millennio a.C.), la cui fine gli antichi cronografi fissavano al 1184 a.C. (per quanto non mancassero datazioni lievemente più alte, al 1209 a.C.). I due strati candidati all’identificazione con la Ilio di Omero sono attualmente Troia VI (distrutta, forse da un terremoto, intorno al 1300 a.C.) e Troia VII, che mostrano una facies culturale assai prossima a quella dei coevi regni tardo-micenei. Le fasi successive di Troia VII conobbero progressive distruzioni fino al 1100 a.C. circa – si tratta dunque di un periodo assai vicino alla data tradizionale della ‘caduta di Troia’ – e quindi una lunga pausa, sicché Troia VIII coincide con una polis ormai compiutamente greca, che durò pressoché costantemente dalla fine dell’VIII secolo a.C. fino ad età augustea. Lo strato più superficiale del sito (Troia IX) coincide invece con la città che dal I secolo a.C. resistette almeno sino alla seconda metà del IV secolo d.C.

[Federico Condello]