Cassio Dione

Vita Nato a Nicea (Bitinia) verso il 155 d.C., Cassio Dione Cocceiano apparteneva a famiglia agiata di elevata condizione (suo padre Cassio Aproniano era stato senatore romano), che gli assicurò una formazione culturale adeguata al suo rango sociale. Alla fine dell'impero di Marco Aurelio (180) era già da qualche tempo in Italia, dove, forse già prima del 180, era stato eletto senatore. Trascorse non senza difficoltà gli anni difficili dell'impero di Commodo (180-192) e quelli di Settimio Severo (193-211) e di suo figlio Caracalla (211-217), la cui politica si poneva spesso pericolosamente in contrasto con gli interessi del senato. È incerto se Cassio Dione abbia ricoperto il suo primo consolato sotto Settimio Severo o sotto Caracalla. Tra il 216 e il 217, comunque, era di nuovo in Bitinia e nel 218, durante il breve impero annuale di Macrino, ottenne la curatela di Pergamo e Smirne. Superati gli anni difficili dell'impero di Elagabalo (218-222), che trascorse risiedendo lontano da Roma, Cassio Dione conobbe una nuova fase di fortuna politica all'avvento dell'imperatore amico Severo Alessandro, che, dopo avergli affidato una missione in Pannonia, lo volle suo collega nel consolato del 229. Ammalatosi poco dopo, tornò nella nativa Nicea dove si spense nel 230.

Opera Cassio Dione scrisse due operette storiche sull'imperatore Settimio Severo, presto perdute perché destinate a essere rifuse nel suo capolavoro, la monumentale Storia Romana in 80 libri, in cui erano descritti gli avvenimenti dalla fondazione dell'Urbe fino all'epoca di Severo Alessandro. Di quest'opera immensa ci sono giunti integri i libri ΧΧΧVI-LΧ (68 a.C.-47 d.C.) e vari frammenti dai libri perduti. Ci sono pervenute, inoltre, due epitomi curate dai dotti bizantini Ζonara (ΧI sec.) e Χifilino (ΧII sec.).

Caratteristiche generali dell'opera Cassio Dione segue il criterio annalistico consistente nel narrare gli avvenimenti di Roma anno per anno, sulla base dei consoli, anche quando la narrazione passa dalla descrizione dei fatti della Repubblica a quelli dell'Impero. Mentre gli avvenimenti dell'età di Commodo e dei Severi poteva basarsi su ricordi personali, per gli anni più remoti Cassio Dione si serviva, ovviamente, di un gran numero di fonti, dagli annalisti romani (Valerio Anziate; Claudio Quadrigario), agli storici greci (Polibio), latini (Cesare; Tito Livio) e via dicendo. Questo materiale ricchissimo, la cui raccoltà impegnò l'autore per ben dieci anni, è rifuso in una narrazione il cui leitmotiv è costituito dall'esaltazione della monarchia imperiale, garante, insieme al senato, dell'ordine e della sicurezza, e sostanzialmente ostile alla democrazia repubblicana, caratterizzata da disordini e guerre civili. Seguendo il modello tucidideo, Cassio Dione amava inserire nella sua narrazione discorsi fittizi, complicandoli, peraltro, con reminescenze letterarie da Isocrate e Demostene, che denotano la sua robusta formazione retorica.

Lingua e stile Cassio Dione, come era da aspettarsi per la sua formazione e come, del resto, ammette lui stesso, è un atticista, che tenta di riprodurre il buon uso attico del V-IV sec. a.C. Lo stile, diverso a seconda della materia trattata (più asciutta la narrazione dei fatti; estremamente ampollosi i discorsi messi in bocca ai personaggi) risente delle caratteristiche della prosa tucididea, ma pure, come si diceva, di reminescenze di luoghi famosi delle orazioni di Isocrate e Demostene adattate a personaggi della storia romana e ripetuti quasi ad verbum. I periodi, spesso molto lunghi, sono caratterizzati da incisi che ne complicano il senso, ma, in generale, non si può dissentire dal giudizio del patriarca bizantino Fozio (IΧ sec.), che lodava Cassio Dione per la costruzione accurata dei periodi e del loro ritmo.

Vedi versioni 501-518, alle pp. 455-464 di Saphéneia.

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675 Usanze dei Giudei**
676 Una battuta di Μilone sul conto di Cicerone***