Demostene

Vita Nato ad Atene nel 384/3 a.C. da un ricco fabbricante d'armi, Demostene rimase orfano a soli sette anni e vide dilapidare i suoi beni da tre disonesti tutori (Afobo, Demofonte e Terippide), contro cui intentò una serie di processi non appena raggiunta la maggiore età (366: Contro Afobo I-III; Contro Onetore). Fu questo l'inizio della sua carriera come oratore, seguita nel 355 dall'entrata in politica. Vicino inizialmente alla linea moderata di Eubùlo (un uomo di stato fautore di una prudente politica economica e militare), Demostene se ne staccò a partire dal 353-2, quando chiese invano un intervento armato a favore di Megalopoli (353: Per i Megalopolitani) e di Rodi (352: Per la libertà dei Rodiesi). Lo preoccupava, soprattutto, l'audacia del re macedone (sto →) Filippo II, giunto quasi a oltrepassare le Termopili, e contro cui pronunciò la Prima Filippica (già nel 351). Nel 349-8 con le tre orazioni Olintiache Demostene chiese di soccorrere la città di Olinto attaccata da Filippo II, ma l'esercito ateniese sopraggiunse quando già Olinto era stata rasa al suolo. Se nel 346 Demostene, con l'orazione Sulla Pace, appoggiò la cosiddetta pace di Filocrate contratta con Filippo II; già nel 344, però, tornava ad attaccare il re macedone (Seconda Filippica) e a scagliarsi contro politici come Eschine, accusati di essere stati corrotti dall'oro della Macedonia (343: Per la corrotta ambasceria). La riapertura delle ostilità con Filippo II, comunque, si ebbe solo nel 341 (Sugli affari del Chersoneso; Terza Filippica), anno in cui Demostene iniziò a darsi da fare per promuovere un'intesa con Tebe contro Filippo II. L'alleanza faticosamente raggiunta non fu, però, coronata dal successo. Nel 338, infatti, a Cheronea le truppe ateniesi e tebane furono sconfitte da Filippo II. Per i fautori dell'intesa con la Macedonia (Eschine; Demade) fu quello il momento di maggior successo. Eschine, soprattutto, si scagliò contro la proposta di un tale Ctesifonte di conferire a Demostene una corona per meriti civili (337). Fu quello l'inizio di una disputa tra Eschine e Demostene, che culminò nel 330 con l'orazione Sulla Corona, in cui Demostene sostenne la bontà del suo operato nonostante la sconfitta del 338. Gli Ateniesi gli diedero ragione. Quando, però, anni dopo, nel 324 Arpalo, tesoriere di (sto →) Alessandro Magno giunse ad Atene con una somma ingente trafugata dal tesoro reale e si scoprì che proprio Demostene si era lasciato corrompere dall'oro di quel traditore, l'oratore fu costretto all'esilio. Giunta, di lì a poco, la notizia della morte di Alessandro Magno (323), Demostene tornò ad Atene per porsi alla guida di quanti speravano di liberarsi del giogo della Macedonia. Fu però tutto vano. Gli Ateniesi furono ancora sconfitti dalle truppe macedoni e Demostene, dopo essersi rifugiato sull'isola di Calauria, fu costretto a togliersi la vita per non cadere prigioniero dei suoi nemici (322).

Opere Possediamo un corpus di 61 discorsi, 56 cosiddetti proemi e 6 epistole. Tra i 61 discorsi: 42 appartengono al genere giudiziario (ma molti sono di dubbia autenticità!), 17 a quello deliberativo e 2 a quello epidittico (anch'essi, però, di dubbia autenticità). 

Caratteristiche generali delle opere Benchè tra le orazioni giudiziarie non manchino dei veri e propri capolavori (Contro Afobo I-III; Contro Conone; Contro Midia; etc.), è soprattutto nell'oratoria deliberativa (Filippiche; Olintiache; Sugli affari del Chersoneso) che Demostene dà il meglio di sé, della sua oratoria infiammata, fatta di veementi attacchi contro l'avversario. Del tutto particolare, poi, è l'orazione Sulla corona. Teoricamente, infatti, si tratta di un'orazione giudiziaria, ma, in pratica, essa si trasforma in una grandiosa difesa delle scelte politiche dell'oratore e della sua fede nei princìpi dell'Atene democratica.

Lingua e Stile La lingua adoperata da Demostene è il dialetto attico del suo tempo, in cui non si rifugge dall'uso di espressioni ora solenni, ora decisamente familiari. Non si tratta, però, in nessun caso, di una lingua spontanea, ma di un linguaggio sapientemente costruito, come rivela già l'uso di due artifizi costantemente praticati: l'accurata eliminazione degli iati all'interno del periodo; e la generale tendenza a evitare (salvo casi di forza maggiore) la successione monotona di due sillabe brevi (legge di Blass, dal nome del suo scopritore). Lo stile di Demostene è multiforme perché capace di adattarsi alla situazione.

Vedi versioni 298-324, alle pp. 325-340 di Saphéneia.

@LibroPiù: Nuove versioni

649 Se non ora, quando?**
650 Ιl popolo macedone è vittima di un guerrafondaio**