Erodoto

Vita Erodoto nacque ad Alicarnasso tra il 490 e il 480 a.C. Quando, intorno al 460 a.C., la sua patria cercò di sollevarsi contro il dominio filopersiano del tiranno Ligdami, Erodoto fu costretto a recarsi in esilio a Samo e ad Atene. L'abbattimento della tirannide di Ligdami (avvenuto prima del 454 a.C.) gli consentì il ritorno in patria, peraltro seguito da un nuovo soggiorno ad Atene. Nel 445/4 a.C. Erodoto fu tra i partecipanti alla fondazione della colonia panellenica di Turii (sul sito dell'antica Sibari, in Italia), di cui lo storico acquisì la cittadinanza. Difficile dire, invece, in che data vadano collocati i grandi viaggi di Erodoto, che lo portarono dall'Egitto fino a Babilonia. La morte di Erodoto (a Turii o ad Atene) va collocata, probabilmente, poco dopo il 430 a.C.

Opera Nei codici che le tramandano le Storie di Erodoto constano di nove libri, intitolati ognuno con il nome di una delle nove Muse. Né la ripartizione, comunque, né la bizzarra titolatura risalgono all'autore, ma sono dovuti a prassi editoriale più tarda. 

Caratteristiche generali dell'opera Le Storie erano concepite per pubbliche letture dell'autore eseguite nel corso delle (civ →) panegirie greche, il che spiega il frequente accostamento di sezioni interscambiabili concepite ad hoc per diversi pubblici di uditori. L'opera erodotea prende le mosse dalla ricerca delle origini mitiche dei primi scontri tra Greci e Barbari (i rapimenti delle barbare Europa e Medea per opera dei Greci; e quelli delle greche Io ed Elena per mano dei barbari), per poi rifiutare di colpo il mito e puntare all'accertamento del primo contatto storicamente accertabile tra Elleni e non-Greci: quello tra Creso, re di Lidia, e Greci d'Asia. Si passa poi al racconto della storia della Lidia, della Media e della Persia (I libro); per poi toccare l'Egitto (II libro) e tornare, di nuovo, alla Persia e alle grandi campagne militari da essa promosse (III e IV libro). La descrizione dello scoppio della rivolta ionica antipersiana (V libro) è seguita dall'ampio resoconto degli scontri delle due guerre greco-persiane da Maratona (490 a.C.) fino a Platea e Micale (479/8 a.C.) (libri VI-IΧ). Qualsiasi sia stata la complessa origine dell'opera erodotea (ché varie sono le ipotesi formulate in proposito dagli studiosi), le Storie mostrano indubbiamente una forte evoluzione tra la prima parte dedicata alle vicende più antiche, in cui non si rifiutano aneddoti e saghe leggendarie; e la seconda amplissima sezione incentrata sulle guerre greco-persiane, dove gli oggettivi dati storico-militari tendono a prevalere. A fare da cemento tra le diverse parti dell'opera è la particolare mentalità religiosa dell'autore, che si ripropone nell'intera narrazione come leitmotiv. In base a tale visione religiosa, gli uomini che eccedono e oltrepassano i limiti loro imposti dalla divinità peccano di (civ →) hybris e sono vittime dell'accecamento (civate) divino che li conduce alla rovina. Tale il destino del lido Creso, del persiano Serse e di molti altri personaggi.

Lingua e stile La lingua adoperata da Erodoto è il dialetto ionico in una forma non pura, ma contaminata da elementi estranei (Ermogene, nel II sec. d.C., parlava per l'appunto di diàlektos memigmène, «lingua contaminata»). Dal punto di vista dello stile la lingua di Erodoto tende a privilegiare l'uso della coordinazione a scapito della subordinazione. Assai frequente, inoltre, l'utilizzo del discorso indiretto.

Vedi versioni 156-169, alle pp. 230-237 di Saphéneia.

@LibroPiù: Nuove versioni

629 Μegacle ΙΙ e Pisistrato**
630 Αristagora e Cleomene***
631 Ricòrdati degli Αteniesi**