Marco Aurelio

Vita Nato a Roma nel 121 d.C. da Annio Vero, Marco Aurelio si formò seguendo gli insegnamenti retorici di Frontone (per il latino) e di Erode Attico (per il greco). Importante, però, fu la sua conversione alla filosofia successiva alla frequentazione delle lezioni dello stoico Apollonio di Calcedonia. Imperatore insieme a Lucio Vero negli anni 161-9; poi da solo negli anni 169-77; e, infine, ancora in diarchia con il figlio Commodo negli anni 177-80, Marco Aurelio dovette affrontare tutta una serie di guerre nel corso del suo impero. Si battè, così, prima in Oriente contro i Parti di Vologese III (161-6); poi sulla frontiera germanica contro le orde dei Quadi e dei Marcomanni, sospinte verso i confini dell'Impero dalle forze in movimento dei Sènoni, Burgundi e Vandali (premuti, a loro volta, da Goti e Gepidi). Quando nel 168-9 Marcomanni e Quadi arrivarono fino ad Aquileia, Marco Aurelio dovette dare inizio alla controffensiva romana contro i Quadi (171). Fu poi la volta dei Marcomanni, sconfitti nel 172; e degli Iazigi, contro cui Marco Aurelio si batté nel 174. Successivamente Marco Aurelio dovette fronteggiare la pericolosa rivolta del generale (sto →) Avidio Cassio (175), che lo portò a intervenire in Siria e in Egitto. Tornato a Roma nel 176, dovette nuovamente muoversi alla volta della Germania, per riprendere la lotta definitiva contro i Marcomanni (178). Colpito dalla peste, si spense a Vindobona (Vienna) nel 180. 

Opera Ci sono giunte tutta una serie di lettere in latino di Marco Aurelio al maestro Frontone, scritte nel tipico stile arcaizzante di quegli anni. Più importante, però, è la raccolta in dodici libri di pensieri in greco A se stesso, che Marco Aurelio compose durante le poche ore di intervallo che gli erano concesse dai suoi impegni politici e militari.

Caratteristiche generali dell'opera I pensieri A se stesso sono, a un sol tempo, una delle più affascinanti opere di filosofia stoica giunteci dall'antichità; e uno dei più importanti documenti per capire la personalità dell'imperatore filosofo. Sopraffatto dagli avvenimenti, Marco Aurelio, in conformità con i princìpi dello stoicismo, accetta quel che il destino gli ha riservato. La vita è, innanzi tutto, missione che tutti, dall'uomo più umile all'imperatore, sono tenuti a svolgere. Il male che ci circonda non può essere soggiogato, ma vi si può resistere con la consapevolezza che nulla è al di fuori del controllo supremo del Logos, che tutto ordina e tutto provvede. In una prosa resa ancora più incisiva dalla scabra essenzialità della lingua, pensieri più o meno lunghi (e taluni, addirittura, brevissimi) ci offrono la radiografia dell'anima di un uomo impegnato in una conversazione con se stesso, da cui traspare un senso di tedio e disperazione per il male della vita, che solo la fiducia nella Ragione e nel proprio senso del dovere riescono a lenire.

Lingua e stile Nella lingua greca dell'A se stesso «si incrociano reminescenze letterarie con l'abituale uso del greco della conversazione» (Wilamowitz). Detto in altri termini: in Marco Aurelio convivono la tendenza a rispettare i princìpi di un atticismo ortodosso appreso dalla frequentazione dei grandi autori del passato; e il bisogno di aprirsi alle libertà che soltanto la lingua d'uso (dunque, la koinè) poteva offrire. In riferimento al problema della compresenza di attico e koiné in Marco Aurelio si è parlato, con formulazione efficace, di un sostanziale «equilibrio dinamico» (Martinazzoli) tra le due tendenze. Così, in Marco Aurelio ci sono oscillazioni tra le forme in -ss- della koiné e quelle in -ss- dell'Attico; si impiega, accanto all'attico "àneu + genitivo", senza..., anche la corrispondente forma "chorìs + genitivo", tipica della koiné. Alla koinè, inoltre, vanno imputati l'uso frequente dei diminuitivi in -ion, adoperati con lo stesso valore delle corrispondenti forme non ipocoristiche. Marco Aurelio si serve di uno stile caratterizzato, come è stato scritto, da «interna antitesi fra concentrazione e spontaneità, fra bisogno di rapida brevità e bisogno di minuta analisi, fra rigidità formulistica e libertà espressiva» (Martinazzoli).

Vedi versioni 547-558, alle pp. 487-493 di Saphéneia.

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682 La morte attende tutti indistintamente**
683 Τutto converge verso la morte***