Polibio

Vita Nato a Megalopoli intorno al 200 a.C., Polibio era il figlio di Licorta, esponente della Lega Achea, confederazione di città del Peloponneso che faticava a mantenere una posizione indipendente tra Macedonia e Roma. Allo scoppio della guerra tra il re Perseo di Macedonia e i Romani (Terza Guerra Macedone: 171-168 a.C.), Polibio (da poco nominato ipparco) perseguì l'ambigua politica consistente nel limitare al minimo il coinvolgimento della Lega nella lotta tra le due parti. Quando, però, Lucio Emilio Paolo sconfisse Perseo a Pidna (168), esponenti filoromani della Lega Achea presentarono ai vincitori una lista di mille persone accusate di aver simpatizzato per la Macedonia durante il conflitto. Polibio, che era il primo della lista, fu dunque trasferito in Italia con gli altri denunciati, per un processo che non si svolse mai. Ebbe, invece, la fortuna di ritrovarsi ospite di Emilio Paolo, nella cui casa strinse amicizia con il figlio Publio Cornelio Scipione l'Emiliano, destinato a fortunata carriera politico-militare (vd. stoScipione, Publio Cornelio (3)). Polibio si ritrovò, così, al centro delle vicende decisive della successiva storia romana. Presente alla distruzione di Cartagine operata da Scipione l'Emiliano nel 146 (vd. stoPunica, Terza Guerra), si recò immediatamente dopo in Grecia per lenire le condizioni del suo popolo, la cui inutile rivolta antiromana di quegli stessi anni era costata la distruzione di Corinto (146 a.C.). Ormai entrato nella logica che vedeva in Roma la degna erede della civiltà greca, Polibio ebbe modo di accompagnare l'Emiliano nella spedizione contro Numanzia (133), ma gli ultimi anni della sua vita dovette trascorrerli in Grecia, ove morì in tarda età intorno al 118 a.C.

Opera Dei quaranta libri di Storie redatti da Polibio possediamo integri i libri I-V e ampi frammenti dei rimanenti

Caratteristiche generali dellF'opera Attraverso un'esposizione che abbraccia gli avvenimenti degli anni 264-146 a.C., Polibio si propone di mostrare in che modo Roma sia riuscita a costruire il più importante impero di tutti i tempi. Nel ricondursi al modello di storiografia tucidideo, Polibio offre al lettore una narrazione il cui rigore è dovuto, oltre che all'ottima documentazione, all'esperienza politica del narratore che sa come leggere e valutare gli avvenimenti cui ha preso parte o su cui, comunque, si è ben informato. La sua è una storia che non concede spazio a pezzi di bravura letteraria, ma mira soltanto all'attendibilità del resoconto. Si tratta, per l'esattezza, secondo la definizione polibiana, di una storia "pragmatica", ossia intessuta di fatti concreti; ma anche "universale" (oggigiorno diremmo: "globale"), visto che l'ascesa e il dominio politico romano sul mondo mediterraneo hanno significato il convergimento dei destini di tutto l'ecumene attorno a Roma. Fedele alla logica tucididea per cui la storia pragmatica è utile non solo per comprendere i fatti, ma anche per divenirne protagonista, Polibio ammette, comunque, che sussista sempre negli avvenimenti qualcosa di difficilmente prevedibile e in balia del caso (týche).

Lingua e stile Il lessico e la sintassi di Polibio sono quelli della koinè, quale ci è dato riscontrare nei documenti prodotti all'interno delle cancellerie ellenistiche. Anche nello stile, del resto, è evidente il debito con il linguaggio burocratico antico. Polibio, p.es., evita di ripetere il soggetto servendosi a pié sospinto della perifrasi ho proeiremènos, lett. «il summenzionato», proprio come farebbe chi redige un verbale d'ufficio; ed evidenzia i fatti rilevanti con l'aggettivo holoscherès, «ragguardevole», con la stessa logica con cui nelle deposizioni legali si fa uso della perifrasi «in special modo» per sottolineare qualcosa di importante. Eppure non era sua intenzione essere sciatto, come già mostra l'attenzione prestata a evitare il ricorso dello iato. È stato detto che «Polibio è leggibile in tutte le lingue fuorchè in greco» (Glover), ma questo è eccessivo. Non c'è dubbio, infatti, che Polibio riesce a piegare il suo stile poco elegante alle esigenze della storia pragmatica che si è promesso di realizzare; e talune pagine (p.es. l'incontro tra Scipione e Annibale) rimangono ben vive nella memoria di quanti nella storia cercano qualcosa di più profondo della scarna utilità.

Vedi versioni 402-431, alle pp. 394-410 di Saphéneia.

@LibroPiù: Nuove versioni

663 Fiera risposta dell'ambasciatore romano Coruncanio alla regina illirica Τeuta (1)**
664 Fiera risposta dell'ambasciatore romano Coruncanio alla regina illirica Τeuta (2)**
665 Εlogio di Αnnibale***
666 Solo gli uomini d'azione possono scrivere un resoconto storico**
667 Un automa micidiale (1)**
668 Un automa micidiale (2)***