Esamificio (1989)

La voce è formata da esame (< lat. examen minis nel senso di «ago della bilancia», di ciò che verifica) e –ficio (< lat. facere, «fare»). Esame, nel senso di una «ponderata considerazione di una persona o di una cosa al fine di conoscerne le qualità e le conseguenze», entra nella lingua italiana agli inizi del XIV secolo, ma solo nel XVIII acquista il significato di «prova» a cui viene sottoposto il candidato per verificarne la preparazione e le attitudini. Tra i derivati, che non sono molti, i più importanti sono esaminatore («chi esamina»), che è il più antico e risale a Dante, ed esaminando («chi si appresta a sostenere un esame»), coniato dal Giusti nel 1826. Nel 1989 Beniamino Placido su «Repubblica» usa esamificio per indicare l’Università di massa sovraffollata e inutile in cui l’unico rapporto dello studente con l’istituzione è l’esame. La parola sfrutta il suffissoide –ficio ed è modellata su molte parole già esistenti. Come, ad esempio, il calzaturificio produce calzature, e lo zuccherificio zucchero, così l’Università italiana è un’azienda che ‘produce’ esami.
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