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S. Beckett: Aspettando Godot (1948)


In Aspettando Godot (steso tra il ’48 e il ’49, rappresentato sulle scene di Parigi nel 1953) due vagabondi attendono un misterioso personaggio che non arriverà mai e che non si sa neppure chi sia (forse Dio, forse la sua negazione). Non c’è un vero e proprio intreccio, le situazioni si ripetono uguali, gli eventi minimi appaiono slegati e inconclusi; i dialoghi tra i personaggi sono costituiti da battute banali, ripetitive, monche. Per lo spettatore l’immedesimazione risulta impossibile e l’effetto è di costante straniamento. Il dialogo rimanda al vuoto, alla crisi di senso e di valore della realtà.

Ecco un quadro dal primo atto di Aspettando Godot in cui Estragone e Vladimiro si scambiano alcune battute centrate sul motivo ricorrente del testo: l’attesa di Godot.

estragone -(Ritorna al centro della scena e guarda verso il fondo) Luogo incantevole. (Si volta, avanza fino alla ribalta, guarda verso il pubblico) Panorami ridenti. (Si volta verso Vladimiro) Andiamocene.
vladimiro Non si può.
estragone Perché?
vladimiro Stiamo aspettando Godot.
estragone Già, è vero. (Pausa) Sei sicuro che sia qui?
vladimiro Cosa?
estragone Che lo dobbiamo aspettare.
vladimiro -Ha detto davanti all’albero. (Guardano l’albero) Ne vedi altri?
estragone Che albero è?
vladimiro Un salice, sembrerebbe.
estragone E le foglie dove sono?
vladimiro Dev’essere morto.
estragone Finito di piangere.
vladimiro A meno che non sia la stagione giusta.
estragone A me sembra piuttosto un cespuglio.
vladimiro Un arbusto.
estragone Un cespuglio.
vladimiro -Un... (S’interrompe) Cosa vorresti insinuare? Che ci siamo sbagliati di posto?
estragone Dovrebbe essere già qui.
vladimiro Non ha detto che verrà di sicuro.
estragone E se non viene?
vladimiro Torneremo domani.
estragone E magari dopodomani.
vladimiro Forse.
estragone E così di seguito.
vladimiro Insomma...
estragone Finché non verrà.
vladimiro Sei spietato.
estragone Siamo già venuti ieri.
vladimiro Ah no! Qui ti sbagli.
estragone Cosa abbiamo fatto ieri?
vladimiro Cosa abbiamo fatto ieri?
estragone Sì.
vladimiro -Be’... (Arrabbiandosi) Per seminare il dubbio sei un campione.
estragone Io dico che eravamo qui.
vladimiro (Occhiata circolare) Forse il posto ti sembra familiare?
estragone Non dico questo.
vladimiro E allora?
estragone Ma non vuol dire.
vladimiro -Però, però... Quell’albero... (voltandosi verso il pubblico) ... quella torbiera.
estragone Sei sicuro che era stasera?
vladimiro Cosa?
estragone Che bisognava aspettarlo?
vladimiro Ha detto sabato. (Pausa). Mi pare.
estragone Ti pare.
vladimiro Devo aver preso nota.
Si fruga in tutte le tasche, strapiene di cianfrusaglie.
estragone -Ma quale sabato? E poi, è sabato oggi? Non sarà piuttosto domenica? (Pausa) O lunedì? (Pausa) O venerdì?


La crisi di senso e di valore

L’opera denuncia la fine di ogni senso socialmente condiviso e di ogni fiducia in un possibile ordine razionale. Resta solo l’attesa, la ricerca di un significato di cui si sente il bisogno, ma che resta irraggiungibile.
Chi è Godot? La felicità? La morte? Dio, come hanno sostenuto alcuni che hanno colto un nesso tra il suo nome e il termine inglese God (Dio)? La risposta ironica di Beckett è che neppure lui sapeva chi fosse Godot, altrimenti lo avrebbe indicato all’interno del dramma.


Parodia del teatro borghese

Aspettando Godot è anche una parodia del teatro borghese “di parola”, cioè basato sulla conversazione tra i personaggi, ben strutturato ed equilibrato nella costruzione dei personaggi. Nel corso dell’opera, invece, il legame tra Estragone e Vladimiro si intuisce soltanto, attraverso la complementarità di ruoli e di caratteri appena delineati dietro la ricorrenza ossessiva di situazioni sempre uguali.

Il primo atto si chiude con la convinzione che Godot arriverà l’indomani. Il secondo atto ripresenta la stessa situazione del primo e si conclude allo stesso modo. L’unico evento che movimenta l’attesa dei due amici, sia nel primo che nel secondo atto, è la comparsa di Pozzo e del suo servo Lucky, presenze inquietanti, che alla seconda apparizione sono l’uno cieco e l’altro muto.

La rottura della convenzione teatrale passa anche attraverso la commistione di parti tragiche (come il progetto di suicidio di Estragone e Vladimiro, o l’aggressione di cui quest’ultimo porta i segni nel secondo atto) e numeri da varietà o da circo (come le esibizioni di Lucky). La contaminazione mette in crisi la tradizionale distinzione tra generi.


Ionesco
Teatro dell'assurdo