Platone

Vita Nato nel 427 a.C. ad Atene da nobile famiglia (per parte di madre discendeva da Solone), Platone iniziò a frequentare (sto →) Socrate quando aveva circa venti anni. Nel 404, dopo che Atene si arrese a Sparta (sto → "Peloponneso, Guerra del"), Platone ripose notevoli speranze nel governo oligarchico dei (sto →) Trenta Tiranni, cui appartenevano Crizia e Carmide, rispettivamente cugino e fratello di sua madre. Ben presto, però, rimase disgustato dalla politica criminale dei Trenta, e assistette con piacere nel 403 al ripristino della democrazia promosso da (sto →) Trasibulo. Era l'occasione per riconciliarsi con la sua città, ma un nuovo fatto intervenne a minare la sua fiducia nel governo di Atene: nel 399, proprio la restaurata democrazia condannava a morte Socrate, l'uomo giusto che non si era piegato né agli abusi del governo democratico (vd. stoArginuse, Processo per i Fatti delle) né a quelli del governo dei Trenta (vd. stoLeone di Salamina). Morto Socrate, Platone si allontanò da Atene per una serie di viaggi che, nel 387, lo portarono fino in Sicilia alla corte del tiranno (sto →) Dionisio I di Siracusa, dove si legò in amicizia a Dione (giovane cognato di Dionisio I), particolarmente aperto alle rivoluzionarie idee filosofiche di Platone. Entrato in urto con Dionisio I, Platone fu da lui venduto come schiavo e solo a stento riuscì a rientrare ad Atene (387/6) per fondarvi la sua scuola (l'Accademia). La morte di Dionisio I e la salita al potere del figlio Dionisio II (367) indussero Platone, su richiesta di Dione, a compiere un secondo viaggio in Sicilia (367-5), ma il nuovo tiranno fu non meno ostile del padre ai rivoluzionari progetti politici del filosofo e del suo amico Dione. Quest'ultimo, anzi, venne addirittura esiliato da Dionisio II. Dopo il suo ritorno ad Atene nel 365 Platone fece un terzo viaggio in Sicilia (361) per tentare di riportare pace tra Dione e Dionisio II. Fu, però, tutto vano. Nel periodo 357-4, grazie all'appoggio di alcuni studenti dell'Accademia, Dione occupò Siracusa destituendo Dionisio II, ma venne poi ucciso dai suoi stessi sostenitori con l'accusa di mirare alla costituzione di una nuova tirannide personale. La morte di Dione amareggiò gli ultimi anni dell'esistenza di Platone, che si spense ad Atene nel 347.

Opere Possediamo l'opera omnia di Platone, ordinata in epoca tarda in nove gruppi di tetralogie. Abbiamo in tutto, dunque, 36 opere comprendenti: 34 dialoghi, l'Apologia di Socrate e una raccolta di sette lettere. Alcuni dialoghi, comunque, come anche alcune lettere, debbono essere spuri.

Caratteristiche generali delle opere Criteri contenutistici (l'evoluzione della teoria delle idee) e stilistici hanno portato a distinguere gli scritti di Platone in: a) opere della giovinezza, ancora influenzate dal tipo di ricerca propriamente socratica (p.es. Apologia di Socrate; Critone; Lachete; Liside; Ione; etc.); b) opere della maturità, in cui la dottrina delle idee è ampiamente sviluppata (p.es. Menone; Simposio; Repubblica; Fedro; etc.); c) opere tarde, caratterizzate dalla revisione della dottrina delle Idee (p.es. Timeo; Crizia; Parmenide; Leggi; etc.). Fatta eccezione per l'Apologia di Socrate (la difesa che il filosofo avrebbe pronunciato in tribunale) e, ovviamente, le Lettere, tutte le opere di Platone sono dialoghi, ché lo scambio di opinioni attraverso il botta-e-risposta costituiva, secondo l'insegnamento di Socrate, il mezzo precipuo della ricerca dialettica. Va precisato, a tale proposito, che la lettura di Platone in brevi brani di versioni anziché nell'integrità del dialogo, consente certo di farsi un'idea della lingua del filosofo, ma priva della visione di insieme del dialogo, che sola dà senso all'indagine filosofica via via promossa. In particolare, nel tradurre i diversi brani di versioni proposti, non si deve correre il rischio di interpretare come convinzione di Platone quel che invece, nel dialogo integrale, apparirebbe soltanto come un passaggio della riflessione dialettica destinato ad essere superato da ulteriori rilessioni

Lingua e Stile La lingua di Platone è l'Attico parlato dalle persone colte del suo tempo, nella sua forma più pura e perfetta. Dal punto di vista dello stile è possibile distinguere in Platone: a) l'uso di espressioni quotidiane proprie della lingua parlata e che sono attestate solo nel vivace dialogo della commedia attica del V sec. a.C.; b) l'uso di voci comuni piegate a nuovo significato e che, nelle mani dell'artista Platone, si trasformano in un vero e proprio vocabolario filosofico (p.es. eìdos, «idea»), destinato a influenzare tutta la cultura occidentale; c) l'uso di espressioni e immagini liriche e poetiche, con cui Platone eleva il suo stile nei momenti di particolare tensione argomentativa. Uno stile del genere è creazione multiforme di artista, per cui non è possibile una definizione univoca. Periodi lunghi si alternano a periodi brevissimi; mentre i personaggi, coinvolti dal processo dialettico, non rinunciano all'uso di anacoluti e a tutto ciò che contribuisce a dare vivacità a una conversazione reale.

Vedi versioni 335-368, alle pp. 349-369 di Saphéneia.

@LibroPiù: Nuove versioni

651 Come i Persiani educhino il futuro sovrano**
652 Gli svantaggi della scrittura**
653 Dal racconto di Εr: le anime degli eroi si scelgono una nuova vita**
654 Socrate si oppone agli ordini dei Τrenta Τiranni***
655 Ι giovani vanno educati non con le parole, ma con il buon esempio****