CAMPANIA
ISCHIA (NAPOLI)


 

Indietro nel tempo

Il più antico “porto internazionale” d’Italia
Per comprendere le vicende storiche dell’isola occorre prima parlare un po’ di geografia.
La posizione di Ischia, nel cuore del mare Tirreno, ne fece un punto di passaggio obbligato lungo le rotte commerciali: si trovava infatti a metà strada tra lo stretto di Messina e le isole della Toscana, in collegamento diretto con la Sicilia e la Sardegna.
La sua origine vulcanica, però, non poteva passare inosservata agli occhi degli antichi marinai: frequenti erano le eruzioni, i terremoti e i maremoti, che i Greci attribuivano al gigante Tifone.
Nonostante questi sconvolgimenti, l’isola presentava caratteristiche che la rendevano adatta all’insediamento. Aveva ottimi punti di ancoraggio, ben riparati dai venti grazie a promontori rocciosi. Offriva insenature sabbiose dove poter facilmente tirare a terra le navi e scaricarle. L’entroterra, verde e fertile, era coperto di agrumeti, pinete, castagneti e vigneti.
Inoltre, presentandosi come una montagna compatta, era facilmente difendibile da attacchi nemici, e nello stesso tempo vicinissima alla terraferma.
Infine, le numerose sorgenti termali dovevano aver piacevolmente attratto gli antichi viaggiatori, come oggi i turisti!

Per tutte queste ragioni l’isola fu frequentata fin dalle epoche più antiche, dal IV-III millennio a.C. in poi.
Durante l’età del bronzo (seconda metà II millennio a.C.) per la prima volta giunsero nel mare Tirreno navi provenienti dalla Grecia, probabilmente alla ricerca di metalli: erano i Micenei a condurle.
Poi, con l’arrivo dei Greci nell’VIII secolo a.C. (770 circa), l’isola fece il suo ingresso nella storia, le venne dato il nome di Pithecusa, diventò la più antica città greca in Occidente e, per un certo periodo di tempo, il più importante porto commerciale del mare Tirreno.
Fu questo il periodo di massimo splendore dell’isola, frequentata da marinai e mercanti di tutti i paesi del Mediterraneo che portavano con sé oggetti e prodotti esotici, storie e miti orientali, tecniche e conoscenze nuove, che poi, dall’isola, venivano trasmessi alla penisola italiana e a tutto l’Occidente. Una delle novità giunte per la prima volta in Occidente fu la scrittura alfabetica, introdotta da Fenici e Greci.

L’isola era molto ricca soprattutto grazie al commercio e alle produzioni artigianali.
Essa serviva da porto commerciale lungo le rotte che conducevano nel mare Tirreno alla ricerca dei metalli (rame, stagno e ferro), materie prime fondamentali nel mondo antico, di cui sono ricche l’isola d’Elba e le coste della Toscana. Ma, oltre ai metalli, venivano scambiati anche vasi contenenti unguenti e profumi, vino, olio, prodotti di lusso…
Sull’isola, poi, i coloni greci impiantarono fonderie e officine di fabbri per la lavorazione dei metalli (bronzo, ferro, ma anche oro) e botteghe per la produzione di vasi con l’argilla di ottima qualità di cui è ricca l’isola.
Anche l’agricoltura dava i suoi frutti, soprattutto nella coltivazione della vite e nella produzione di vino.

La vita di Pithecusa greca continuò fino al II secolo a.C., anche se dal 700 a.C. il suo primato commerciale fu usurpato da altre colonie greche del Sud Italia, soprattutto Cuma e successivamente Napoli.
Ancora nel 474 a.C. l’isola fu usata come base militare nella battaglia navale in cui il tiranno di Siracusa Gerone, alleato con i Greci di Cuma, sconfisse la flotta etrusca.
Poi, probabilmente, un terremoto causò la fine delle relazioni commerciali e delle produzioni artigianali.
All’epoca dell’impero romano (I sec. a.C.-IV sec. d.C.) ripresero la vita e la lavorazione dei metalli, ma l’isola non recuperò l’importanza di una volta. I ricchi romani, consapevoli dei rischi di terremoti ed eruzioni, preferirono costruire le loro splendide ville sulla vicina isola di Capri o sul litorale della Campania.
Infine, durante le invasioni barbariche che travolsero tutto l’impero, anche Ischia venne devastata dai Visigoti, guidati dal terribile Alarico.