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Segno
Tutto ciò che, nell'ambito di un preciso codice di riferimento,
serve a denotare convenzionalmente un determinato concetto (significato)
attraverso un'espressione grafica o sonora (significante), allo
scopo di comunicare un'informazione. Per esempio, sono segni parole della
lingua che attraverso un significante fonico o grafico (i suoni o le lettere
g/a/t/t/o) trasmettono il concetto di "gatto" relativo al noto
felino.
Semiologìa
(o Semiòtica; dal greco seméion,
"segno"): la "scienza dei segni", cioè la scienza che studia i
vari linguaggi come sistemi di comunicazione, partendo dal loro elemento
primario che è il segno. Rientrano nell'ambito di questa
scienza tutti i fenomeni culturali, ovvero tutti i fenomeni che costituiscono
intenzionalmente un sistema di segni, che in quanto tali comunicano un
messaggio e possono essere decodificati. La teoria semiologica si interessa
anche al discorso letterario, di cui mette in evidenza le specificità
formali, il funzionamento e i rapporti con altri discorsi, per applicarsi
infine a una lettura che trovi nel testo le sue motivazioni e le sue giustificazioni.
Significante
Vedi Segno.
Significato
Vedi Segno.
Similitudine
(dal latino similis, "simile"): consiste in un paragone istituito
tra cose, persone e situazioni ritenute simili, attraverso la mediazione
di avverbi o locuzioni avverbiali di paragone (come, a somiglianza
di, tale, quale). Usato per chiarire ciò
che è oscuro o difficile da spiegare, è un espediente molto
frequente nella poesia epica. Famose sono le similitudini omeriche: Come
un'aquila che dall'alto a piombo / attraverso le cupe nubi si precipita
sulla campagna / per ghermire una lepre o un'agnella, / tale scuotendo
il ben affilato ferro, Ettore si scaglia nella mischia... (Omero)
Sinalèfe o fusione
Vedi Verso. [vedi anche Poesia
al metro]
Sincronia
(dal greco sy´n, "insieme" e chrónos,
"tempo"): rapporto che intercorre tra gli elementi costituenti un sistema
linguistico in un dato momento del suo sviluppo, prescindendo dalla loro
dinamica evolutiva e cioè dalla loro origine e dalla loro trasformazione
nel sistema stesso (vedi Diacronìa).
Sinèddoche
(dal greco synekdéchomai, "prendo insieme"):
consiste nell'indicare una cosa non con il suo solito nome, ma con un
altro che ha significato più o meno ampio, anche se simile. Fondata
essenzialmente su un rapporto di "estensione" della parola, questa figura
esprime:
la parte per il tutto: All'orizzonte apparve una vela
(= una nave);
il tutto per la parte: Il mondo (= gli uomini)
non mi capisce;
il singolare per il plurale e viceversa: L'inglese
(= gli inglesi) è molto più sportivo dell'italiano
(= degli italiani);
il genere per la specie e viceversa: Il felino
(= la tigre) fece un grande balzo e sparì.
Sinèresi o contrazione
Vedi Verso. [vedi anche Poesia
al metro]
Sinestesìa
(dal greco synaisthánomai, "percepisco insieme"): consiste
nell'associare, all'interno di un'unica immagine, nomi e aggettivi appartenenti
a sfere sensoriali diverse, che in un rapporto di reciproca interferenza
danno origine a un'immagine vivamente inedita. Frequente nella lingua
comune (per esempio colore caldo, in cui la sensazione visiva
colore è unita a una sensazione tattile caldo,
e voce chiara, in cui la sensazione acustica voce è
unita a una sensazione visiva come chiara), la sinestesìa
dà i suoi esiti più significativi nella poesia simbolista
e, poi, nella poesia ermetica del Novecento italiano. Così, Salvatore
Quasimodo parla di urlo nero, Eugenio Montale di fredde luci
e Mario Luzi di voce abbrunata.
Sintàgma
(dal greco sy´n, "insieme" e tássein, "ordinare"):
gruppo di due o più elementi linguistici che costituisce un'unità
di significato ordinata all'interno di una struttura. Il termine risulta
sempre accompagnato da un qualificativo, che chiarisce la sua funzione
grammaticale (sintagma nominale, sintagma verbale, sintagma aggettivale).
Sistema
(dal greco sy´stema, "riunione", composto da sy´n,
"insieme" e histánai, "porre"): in linguistica insieme
di elementi in reciproco rapporto tra di loro. Per esempio: sistema
vocalico, sistema morfologico.
Stereòtipo
Espressione cui l'uso ha conferito un marchio di convenzionalità
tale da sfiorare la banalità. Esempi di un simile snaturamento
e impoverimento semantico si trovano non solo nel parlare quotidiano o
nel linguaggio della pubblicità, che sembra essere il campo che
privilegia per suoi fini specifici proprio questa figura, ma addirittura
nella letteratura, in cui certi epiteti, specie della poesia epica (per
esempio, l'aurora dalle dita di rosa), finiscono per essere assunti
automaticamente, come moduli espressivi svuotati di ogni connotazione
espressiva (vedi anche Cliché).
Stilèma
Particolare forma espressiva tipica (parola, locuzione, costrutto) che
ricorre con una certa frequenza in un determinato autore o nell'ambito
di una determinata scuola, in modo tale da costituirne l'elemento caratteristico
dello stile.
Stream of consciousness
Vedi Flusso di coscienza.
Strofa
(dal greco strophé, "voltata, evoluzione del coro"): insieme
di più versi, uniti a costituire un periodo metrico e ritmico che
in genere si ripete più volte nella composizione poetica. Codificate
dalla tradizione letteraria, si distinguono per il numero e il tipo di
versi e per la disposizione delle rime. Le strofe più importanti
prendono nome dal numero dei versi che le compongono e sono: il distico,
costituito da due versi a rima baciata; la terzina, costituita
da tre versi a rima incatenata; la quartina, costituita
da quattro versi variamente rimati; la sestina, costituita
da sei versi variamente rimati; l'ottava, costituita
da otto versi di cui i primi sei a rima alternata e gli ultimi due a rima
baciata. Queste strofe, nei componimenti della tradizione letteraria italiana,
sono per lo più organizzate in strutture rigide che prendono il
nome di forme metriche, come la ballata,
la canzone, il sonetto e il madrigale.
Struttura
Ogni oggetto all'interno del quale le parti stanno, in un insieme ordinato
e armonico, in rapporto di reciproca interdipendenza. Tanto nell'ambito
della linguistica quanto nell'ambito del discorso letterario, il termine
riconduce, al di là di specifiche distinzioni, a un'idea di costruzione
coerente e ordinata.
Strutturalismo
Movimento culturale molto complesso che investe praticamente ogni campo
del sapere e che parte dall'assunto fondamentale che all'interno di ogni
struttura le parti costituenti stanno in un rapporto di reciproca indipendenza
e interazione. Due elementi risultano chiari da una simile definizione:
1) una struttura è un insieme organico e coerente il cui corretto
funzionamento dipende dall'armonica connessione delle parti, l'esistenza
e il funzionamento delle quali è basato su un rapporto di reciproca
indipendenza attraverso la mediazione dell'intero organismo; 2) una struttura,
proprio in quanto tale, è descrivibile e riconducibile a un modello
costante, all'interno del quale, al di là di ogni differenza contenutistica,
possono essere evidenziate delle forme invarianti. Nell'ambito del discorso
letterario, lo strutturalismo, come metodo di indagine critica,
evidenzia la natura dell'opera letteraria come sistema di strutture e
successivamente appunta la sua attenzione su una specifica struttura,
intesa come produzione linguistica, della quale descrive i rapporti sia
con la lingua parlata in un determinato periodo storico sia con la lingua
letteraria, al fine di individuare le specificità e le caratteristiche
di un dato testo. Un simile percorso critico può essere, sommariamente,
definito nelle sue tappe: 1) analisi di una data opera considerata in
se stessa, nel suo funzionamento interno e nei rapporti che regolano gli
elementi costituenti; 2) analisi dell'opera all'interno dell'intera produzione
dell'autore, intesa come il sistema all'interno del quale si dispone e
si sviluppa, in base a specifiche leggi, l'opera-struttura; 3) analisi
dell'opera in rapporto agli istituti del sistema letterario all'interno
del quale è inserita.
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