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Verga: I Malavoglia


Il verismo è la versione italiana del naturalismo. Verga conobbe l’opera di Zola e da essa fu profondamente influenzato.

La Prefazione è il luogo in cui più chiare sono le indicazioni di poetica di Verga: «Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le prime irrequietudini pel benessere». Il romanzo si presenta come uno studio della realtà e, come tale, deve mantenere un distacco ideale da quanto descrive:

« Chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori del campo della lotta per studiarla senza passione, e rendere la scena nettamente, coi colori adatti, tale da dare la rappresentazione della realtà com’è stata, o come avrebbe dovuto essere».
Queste parole sembrano riecheggiare lo spirito di Zola quando immaginava il romanzo come un esperimento scientifico.


Famoso è l’asserto di Verga nella Prefazione all’Amante di Gramigna: «… l’opera d’arte sembrerà essersi fatta da sé, aver maturato ed esser sorta spontanea come un fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore». Secondo Verga, come secondo Zola, la letteratura deve studiare l’uomo come la scienza studia la natura perché, nella sostanza, l’uomo è natura. Verga, parlando della «fiumana del progresso», interpreta al modo di Darwin la lenta e dolorosa lotta che gli uomini compiono per vivere:

« Solo l’osservatore … ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate…».



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